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di e con Tamara Bartolini Michele Baronio

produzione Bartolini/Baronio e 369gradi

co-produzione/residenza Carrozzerie n.o.t

produzione prima fase del progetto Ass.Cantalavita / Lucilla Galeazzi

disegno luci Davood Kheradmand e Diego Pirillo

suono Michele Boreggi

regia Tamara Bartolini/Michele Baronio

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info: Alessia Esposito

info@369gradi.it

  Carmen che non vede l'ora  

                                            > Bartolini/Baronio   

Facciamo che…c’è un piccolo villaggio dell’ex Jugoslavia e che da lì inizia il nostro viaggio.

E’ la fine della seconda guerra mondiale e da Klenovica si va in Africa ad Asmara per prendere la nave della croce rossa che porta in Italia. Una volta sbarcati il viaggio prosegue verso Napoli e magicamente gli anni ’40 diventano i favolosi anni ’60, e si viene trasportati dentro antiche leggi e tabù del profondo sud, in un piccolo paesino sperduto della Basilicata. Da qui si scappa per raggiungere la Roma degli anni ’70 infuocata dalle contestazioni, tra nonni slavi e ladri, mariti violenti, amanti, riunioni politiche, rivolte, la nascita inattesa di un figlio, e il sogno di una stanza tutta per sé, di un lavoro da maestra dentro quella scuola pubblica pensata come spazio da proteggere, luogo deputato alla crescita e alla trasformazione della società. E infine, arrivati ai nostri giorni, si sbarca in un piccolo paesino della provincia di Roma, davanti al mare. Carmen che non vede l’ora, prima ancora di tradursi sulla scena, è stato l’incontro con una biografia, con la storia di una donna incontrata durante uno dei nostri laboratori teatrali. Quella biografia è andata trasformandosi durante il lavoro. Parlava di noi, del nostro paese, e ci poneva domande sul senso del raccontare ancora storie che ci riguardano.

Carmen è il viaggio di una donna qualunque alla ricerca della sua libertà, ma è anche il viaggio di un uomo alla ricerca della sua coscienza; un uomo che risponde parlando, cantando e suonando, a quel gioco del teatro che il femminile mette in moto, per ricucire entrambi, insieme al pubblico, ciò che la violenza ha fatto a pezzi. Al centro di tutto c’è il corpo che cerca il suo posto nel mondo, che si scontra e lotta con altri corpi, in una profonda e vertiginosa immersione dentro la storia del nostro paese.

L’urgenza di questa narrazione è diventata un viaggio umano e artistico che va avanti e indietro nel tempo, nel tentativo di ricostruire una vita, che non vuole essere favola e forse non sa essere neanche racconto. E' solo una corrente che ci passa attraverso ed è ancora altrove. Noi possiamo solo balbettarla, o "fare finta che", prestando i nostri corpi ai "formati" con cui cerchiamo di incorniciarla.

Le donne lo sanno bene, perché avviene misteriosamente nelle loro pance in forma di promessa, e raccontare una storia è proprio questo, un atto di fede nel futuro, potente e provvisorio, come ogni promessa.

 

Grazie a Carmen M. per la sua storia

 rassegna stampa

Carmen è allora di fronte proprio agli occhi di Tamara e Michele, le sue foto sono mescolate alle loro. Solo allora possono “fare ora che erano lei”: nel corpo e nella voce di Tamara Bartolini che sceglie di non interpretare, non “entrare nel personaggio” ma semplicemente di creare una relazione con chi la ascolta per tramite di Carmen a sostegno delle sue parole, dei suoi movimenti; nella musica di Michele Baronio. 

Simone Nebbia / Teatro e Critica

La Bartolini è bravissima nell'interpretazione capace di passare, da un età giovanile a una più matura, da momenti di estrema euforia, a momenti di riflessione, da quelli di speranza e meraviglia, a quelli di delusione, tutti ingredienti miscelati per arrivare all'attuale consapevolezza.

M. Comito

Ecco perché Bartolini/Baronio non possono fare a meno d'interpretare il loro testo con la postura semplice e difficilissima della familiarità. Carmen raccontata soprattutto dalla voce e dal corpo di Bartolini («Facciamo che io sono Carmen?», è la formula magica con cui i bambini mettono in gioco le proprie identità, e che qui dà l'abbrivio alle traiettorie del racconto) e dal controcanto di Baronio, è un vero e proprio spaccato del secondo Novecento.

Michele Ortore / KLP

Il teatro di Bartolini/Baronio porta con sé una sincerità immediata, un contatto umano intimo e diretto, una semplicità preziosa, donate da una sensualità stilistica che attraversa allo stesso tempo scena e oggetti, corpi e immagini, emozioni e voci, movimenti e rumori. 

Nicole Jallin / Quartaparetepress

…Carmen nelle voci di Bartolini e Baronio, parla un po’ di tutti e a tutti, parla di emozioni e di nostalgia e commuove sommessamente e dolcemente.

Valeria Loprieno / Nucleo Artzine

Carmen che non vede l’ora contiene una magia in sé. Senza paura di cadere nella retorica, il racconto-testimonianza della storia di Carmen M., nella delicatezza della messa in scena della bravissima Tamara Bartolini e nelle musiche e parole di Michele Baronio, riesce, nella sua fanciullesca semplicità, a ritrovare la purezza essenziale di ogni sofferenza di vita che si fa felicità…Il mondo di Carmen si svolge sulla scena in una magia che ha dell'incredibile. Uno spettacolo che riesce a ridare fiducia nella funzione catartica del Teatro. 

Fulvia Galli della Loggia / Amazing Cinema

I due attori hanno onorato con passione le confessioni fatte da Carmen M. come fossero un dono. Un regalo che con originalità hanno restituito a una platea entusiasta.

Daria Bellucco / Persinsala

Che la Carmen di Bartolini/Baronio esista davvero d'altronde è poco importante, la sua immagine si può confondere con la nostra – si deve –, perché il ritratto è sempre lo stesso: è "l'altro", tutto sta ad accoglierlo. Facciamo allora che la felicità non è la meta ma la spinta. Facciamo che il dolore non è una condanna ma un risveglio. Facciamo che l'evasione non è una resa ma un principio. Facciamo che noi siamo l'altro, anche l'altro, e che siamo la sua felicità, il suo dolore, la sua evasione.

Giulio Sonno / Paperstreet

…Il duo Bartolini/Baronio colpisce ancora una volta con una recitazione profondamente naturale, dalla potente forza comunicativa. È una madre fatta d'arte che sa scovare l'esperienza comune e immergere il pubblico nella condivisione totale di una vita espressa in ricordi. È quella perfetta complicità tra l'uomo che canta, col sorriso farabutto della canzone popolare, e la sensualità della donna, creatrice del proprio corpo e della libertà della sua storia.

…Il sodalizio Tamara Bartolini/ Michele Baronio porta in scena la storia di una vita vera, verace e vorace, assetata di libertà, di passione, di autodeterminazione, che si conquisterà, nonostante tutto, in un'Italia matriarcale e maschilista, rigida ma fragile, stanca di guerra. 

Enrico Vulpiani / Saltinaria.it

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